
Il sistema si basa ora su un meccanismo di scorrimento e conferma: il diritto alle agevolazioni per il 2025 è strettamente legato all’ordine cronologico di invio delle comunicazioni. Il plafond totale disponibile per il 2025 è di 2,2 miliardi di euro.
Il contesto: un sistema a scorrimento e conferma
Il nuovo scenario delineato dal decreto MIMIT del 15 maggio 2025 mette in evidenza un passaggio cruciale per le imprese interessate agli incentivi di Transizione 4.0. Il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 2025 è legato all’ordine cronologico di invio della comunicazione. Il plafond complessivo per il 2025 ammonta a 2,2 miliardi di euro, ma solo le imprese che hanno già inviato la prenotazione con la vecchia modulistica e che confermano entro 30 giorni (cioè entro il 17 luglio 2025) potranno effettivamente vedersi assegnare le risorse.
La conferma entro 30 giorni: un passaggio obbligato
La conferma entro 30 giorni è essenziale per conservare il diritto alle risorse prenotate. Le imprese devono dimostrare di aver versato un acconto pari ad almeno il 20% del valore dell’investimento, indicando la data dell’ultimo pagamento utile. Per i beni in leasing, è sufficiente la stipula del contratto e l’ordine firmato dal fornitore, ma non si è esonerati dall’invio della seconda comunicazione. Chi non conferma perde la prenotazione, e le risorse tornano disponibili per chi è in attesa.
Cosa succede se non si conferma: lo scorrimento
Le imprese che non confermano la prenotazione o non rispettano i requisiti, ad esempio perché non hanno versato l’acconto o hanno richiesto un’agevolazione 5.0 (non cumulabile), liberano risorse. Queste vengono riallocate dal Gse secondo ordine cronologico alle imprese che si trovano in lista di attesa. Un meccanismo di “scorrimento” che può premiare chi ha inviato nuove richieste in tempi rapidi.
Meno chiara è la situazione per le imprese che hanno già concluso gli investimenti. Sebbene il decreto sembri suggerire la possibilità di una singola comunicazione (“comunicazione in via preventiva ovvero di completamento”), specifica anche la necessità di adempiere a quanto previsto dai commi 3 (acconto) e 4 (completamento). Se il sistema lo consentirà, l’invio di tutte e tre le comunicazioni potrebbe essere la soluzione più sicura, anche se non è stato ancora possibile testarlo.
Il caso degli ordini 2024 e l’effetto sul plafond
Infine va evidenziato che le imprese che hanno ordinato un bene e versato almeno il 20% di acconto entro il 31 dicembre 2024 non impattano sul plafond 2025, anche se l’investimento si realizza l’anno successivo.
Al contrario, le imprese che hanno ordinato ma non versato l’acconto entro la fine del 2024 consumano risorse del plafond 2025, limitando le disponibilità per altri soggetti.
La transizione verso il 4.0 rappresenta una grande opportunità per le imprese italiane. È essenziale mantenere un dialogo attivo con le autorità competenti e seguire le scadenze per massimizzare le possibilità di accesso ai finanziamenti.
In uno scenario così complesso e soggetto a continui aggiornamenti normativi, offriamo ai nostri clienti un supporto costante e personalizzato affiancando le imprese in ogni fase del processo di innovazione.
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